Detenuti e Genitori: ti leggo una favola (2016-2018)
- Beneficiari: Detenuti casa circondariale di Trieste e loro figli
- Città/Regioni coinvolte: Trieste, Friuli Venezia Giulia
- Periodo di realizzazione: Maggio-Agosto 2016
- Fonte di finanziamento: Comune di Trieste
- Costo complessivo: 1.666 euro
- Stato progetto: concluso
- Sintesi: Il progetto “Genitori e Detenuti: ti leggo una favola” promosso da @uxilia Onlus, finanziato dal Comune di Trieste e attivato all’interno della Casa Circondariale di Trieste si presenta come prosecuzione del progetto “Detenuti e genitori: raccontami una favola”. Prevede che i detenuti, con l’aiuto di esperti, partecipino ad un laboratorio di lettura di favole, con nozioni di dizione e public speaking. La narrazione dei racconti da parte dei detenuti saranno poi registrate in un secondo laboratorio in cui interverranno i detenuti stessi e un esperto di registrazione fonica, occasione in cui i detenuti apprenderanno le tecniche di base della produzione di file audio e di creazione di prodotti online oltre alla loro stesura creativa. Successivamente i racconti saranno pubblicati sul sito di Auxilia Italia e rese così fruibili dai figli/famiglie dei detenuti stessi per poter essere ascoltate contribuendo così a mantenere vivo il rapporto genitore- figlio. @uxilia curerà ogni aspetto del laboratorio radiofonico grazie ad esperti di settore membri dell’associazione, garantendo la supervisione complessiva del progetto. I racconti sono stati donati dall’autrice Viana Marini e fanno parte del suo libro “Storie di guerra tra fantasia e realtà”. Con questi racconti si vuole trasmettere ai ragazzi un messaggio di pace e comprensione, insegnando loro che le situazioni di conflitto (in ogni senso) possono essere evitate e superate.
Detenuti e Genitori: raccontami una favola (2014-2015)
- Beneficiari: Mamme e papà carcerati
- Città/Regioni coinvolte: Friuli Venezia Giulia
- Periodo di realizzazione: Ottobre 2014-Marzo 2015
- Fonte di finanziamento: Rotary Club Trieste Nord
- Costo complessivo: 2.500 euro
- Stato progetto: concluso
- Sintesi: Il progetto è promosso da @uxilia Onlus (attore proponente e titolare del finanziamento), sostenuto dal Rotary Club Trieste Nord e attivato all’interno della Casa Circondariale di Trieste. Si presenta come prosecuzione del progetto “Detenuti e Genitorialità” e “Parl@ con lei: nuove tecnologie per un carcere al femminile”. È stato realizzato grazie alla donazione delle favole degli autori Anna Maria Fabbroni e Lucio Treu, finanziato dal Rotary Club Trieste Nord. Si ringrazia Francesco Gusmitta de La bussola dell’attore di Trieste per la collaborazione. L’obiettivo è quello di dar vita ad un’azione di sostegno alla relazione genitore- figlio, quando il genitore si trovi in stato di detenzione. Sulla base del diritto riconosciuto al genitore detenuto di partecipare, per quanto possibile, alla vita del figlio minore del quale abbia mantenuto la potestà genitoriale, si è ritenuto importante individuare una modalità di comunicazione che consentisse al genitore di conoscere l’andamento scolastico del figlio. Grazie alla collaborazione attiva del Direttore della Casa Circondariale, dr. Ottavio Casarano, e dell’Ufficio dell’Area Educativa, rappresentato dalla dr.ssa Anna Bonuomo, è stato possibile individuare le detenute interessate al progetto.
- Attività Azione 1 – Skype a sostegno dei genitori in carcere:
- Dopo le esperienze pilota, il progetto intende consentire a tutti i genitori detenuti (donne e uomini) che abbiano figli iscritti in scuole dell’obbligo e che godano della potestà genitoriale, di svolgere colloqui virtuali tramite Skype con gli insegnanti dei figli, favorendo il recupero del proprio ruolo genitoriale.
- Azione 2 – Laboratorio radiofonico teorico-pratico: Raccontami una favola
- Il progetto prevede la realizzazione di un laboratorio radiofonico teorico-pratico per apprendere le tecniche di base della produzione di file audio e per la creazione di prodotti on line e la stesura creativa, la lettura e la registrazione da parte dei genitori detenuti di fiabe e di storie destinati ai propri figli, contribuendo così a mantenere vivo il rapporto genitore-figlio.
- Attività Azione 1 – Skype a sostegno dei genitori in carcere:
Detenuti e genitorialità: un progetto di sviluppo ed empowerment (2013)
- Beneficiari: Genitori detenuti della Casa Circondariale di Trieste e famiglie
- Città/Regioni coinvolte: Friuli Venezia Giulia, in collaborazione con la Casa Circondariale di Trieste
- Periodo di realizzazione: 2013
- Fonte di finanziamento: Regione Autonoma Friuli Venezia Giulia – Direzione centrale salute, integrazione sociosanitaria e politiche sociali – Servizio sistema integrato degli interventi e servizi sociali
- Costo complessivo: 5.000 euro
- Stato progetto: concluso
- Sintesi: La separazione fisica e relazionale, nel rapporto con i figli, può innescare dinamiche – da scongiurarsi energicamente – di isolamento, rifiuto, impotenza del proprio ruolo genitoriale, tali da provocare gravi ricadute sia nello sviluppo psico-affettivo dei figli coinvolti, che nel processo riabilitativo carcerario in atto. Questo progetto di sviluppo ed empowerment ha lo scopo di dare vita ad una azione di sostegno alla relazione genitore-figlio, quando il genitore si trovi in stato di detenzione. Il progetto nasce dal riscontro oggettivo dell’impossibilità da parte dei genitori detenuti presso case circondariali, di poter comunicare con gli insegnanti dei propri figli e quindi di non poter seguire direttamente le fasi evolutive, di crescita, di educazione degli stessi. I genitori ristretti rappresentano un particolare segmento di utenza che, proprio in virtù delle specifiche esigenze poste dalla condizione di essere genitori, impegnano il sistema della Giustizia in una sfida ulteriore che è quella di promuovere, oltre ai tradizionali processi di riabilitazione che riguardano tutta l’utenza, anche degli interventi mirati volti a rinforzare proprio la dimensione della genitorialità. Ciò non solo in relazione alla promozione di un processo di responsabilizzazione che riguardi il reo, ma anche e soprattutto rispetto all’obiettivo di prevenire forme di disagio e di malessere nei bambini figli di genitori ristretti, intervenendo appunto sul potenziamento di relazioni parentali adeguate dal punto di vista educativo ed affettivo. La possibilità di ricostruire un senso di responsabilità verso qualcuno più debole e bisognoso di cure, attenzioni e tutela, come può essere un figlio diventa una priorità sociale. Il rischio che in soggetti detenuti una situazione di vita che limita in modo quasi totale ogni possibilità di scelta, (tutto lo spazio, il tempo, le abitudini, la vita affettiva ecc. sono determinati dall’autorità dirigente e dal regolamento) possa favorire una regressione ed una deresponsabilizzazione, è elevato. È proprio sull’assunto che i legami genitoriali svolgano un ruolo insostituibile per lo sviluppo armonioso ed equilibrato del bambino, condizionando la sua futura vita di adulto, che viene sancito, sia a livello nazionale sia comunitario, il diritto al recupero e al mantenimento della relazione spezzata dall’esperienza carceraria, tra i genitori detenuti e i propri figli, non solo in un’ottica preventiva rispetto al possibile rischio di devianza, ma anche con una responsabilità sociale ed etica rispetto al suo benessere immediato. In questa prospettiva, si inserisce la proposta di @uxilia Onlus:
- Sostegno alla genitorialità, mirato a padri e madri detenuti, per i quali si prevede un percorso di recupero del proprio ruolo e delle responsabilità connesse ad esso, contestualmente alla situazione di privazione della libertà.
- Recupero di canali comunicativi e relazionali, nella prospettiva del raggiungimento di un equilibrato rapporto emozionale tra padre/madre e figlio, di una capacità di gestione della sofferenza del distacco fisico, e di un conseguente superamento di quelle condizioni di disagio, di smarrimento, di vergogna o umiliazione, che la detenzione comporta.
- Individuazione di modelli di supporto psico-pedagogico per i figli, per sostenerli nel rapporto affettivo con i genitori, far conoscere e non occultare le cause reali del vissuto del genitore, in chiave narrativa, e attraverso una lettura dei bisogni e dubbi, insiti in ogni bambino.
- Rilevazione, a seguito di attenta osservazione, dei nodi problematici delle relazioni, e definizione di percorsi individualizzati di sostegno, mediativi nelle stesse relazioni, e ricostruttivi dei tessuti relazionali concreti, attraverso l’instaurarsi di un ponte comunicativo tra figlio e genitore.
- Creare le condizioni, un ponte di contatto, affinché il genitore in detenzione possa continuare a partecipare, anche se a distanza, alla vita, alla crescita e all’educazione del proprio figlio, attraverso un contatto diretto, un colloquio periodico – autorizzato e concordato – con gli insegnanti del/dei proprio/propri figlio/figli. L’utilizzo delle tecnologie e di internet, in particolare di Skype, può tornare molto utile.