Situazione del paese

Capitale: Beirut
Superficie: 10.452 km²
Popolazione: 6.825.442 abitanti (Diaspora libanese: si calcolano 18 milioni di persone di ascendenza libanese, soprattutto di religione cristiana, che giustifica così il tasso di crescita più elevato presso la popolazione musulmana)
Etnie: 95% arabi, 4% armeni, 1% altri
Religione: 59,7% musulmani (sciiti, sunniti, ismailiti, le comunità alauita e drusa), 39%   cristiani (tra cui cattolica maronita, ortodossa greca, cattolica melkita, ortodossa armena, cattolica siriana, cattolica armena, ortodossa siriana, cattolica romana, caldea, assira, copta e protestante), 1.3 % altre (esistono 17 sette religiose riconosciute)
Mortalità infantile: 28 per mille (Italia: 5,7 per mille)
Speranza di vita: 69 Maschi, 74 Femmine (Italia: 76 Maschi, 82 Femmine)
Alfabetizzazione: 83% (Italia: 98%)
Popolazione sotto la soglia di povertà: 28%

 

Il Libano è uno Stato del Vicino Oriente che si affaccia sul Mediterraneo. Confina a nord e ad est con la Siria e a sud con Israele.

Le origini della civiltà nei territori del Libano si perde nei secoli. Dalle sue coste i Fenici partivano con carichi di mercanzie dirette verso tutto il Mediterraneo, testimoniando una tradizione mercantile e un fiuto per gli affari che costituiscono tuttora elementi caratteristici della popolazione libanese e la definiscono come storico ponte mercantile tra oriente ed occidente (fino agli anni '70 il Paese era conosciuto come «Svizzera del Medio Oriente»).

Lo Stato del Libano nasce nel dicembre 1920 come protettorato francese composto dai territori del Monte Libano cui si aggiunsero territori a nord e a sud originariamente appartenenti alla Grande Siria.

L’indipendenza effettiva dalla potenza coloniale francese  viene proclamata solo nel 1941. Al termine di questo periodo il Libano fu governato dai cristiano-maroniti filo-occidentali. Negli anni Cinquanta cresce l'opposizione dei musulmani contro il Presidente cristiano Chamoun che tentava di modificare la Costituzione al fine di garantirsi il rinnovo del mandato. Nel 1958 scoppia tra le due fazioni una sanguinosa guerra civile che si conclude con l'intervento di 10 mila marines statunitensi a sostegno del governo cristiano. Dopo la"pacificazione" del paese, i musulmani sciiti vengono progressivamente esclusi dalla vita politica e marginalizzati sul piano socio-economico. Scoppia così nel 1975 una nuova guerra civile. A questa situazione interna già precaria e tesa si aggiunge l’ondata dei profughi palestinesi causata dalle guerre israeliane.

Nel settembre 1970 (Settembre Nero) Israele caccia dalla Giordania i palestinesi. Questi si rifugiano in Libano dove nel 1975 raggiungono il numero di circa 300.000 profughi. La vicinanza territoriale al conflitto israelo-palestinese rende difficile la non partecipazione agli scontri. Di fatto il Libano diventa anche rifugio dei guerriglieri palestinesi dell’OLP (Organizzazione per la Liberazione della Palestina), il cui obiettivo era la liberazione della Palestina attraverso la lotta armata. L’inefficenza dell’esercito libanese, incapace di contenere il terrorismo palestinese, facilita la creazione di uno stato nello stato in cui il Libano non controlla le azioni dei palestinesi presenti nel paese trovandosi di fatto coinvolto nel conflitto.

La prima guerra israelo-libanese inizia l'11 marzo 1978, quando l’OLP conduce un attacco di commando in Israele provocando molti morti e feriti tra la popolazione locale. Israele rispose occupando il Libano meridionale. Il 19 marzo il Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite adottò le Risoluzioni 425 e 426, nelle quali si richiamava Israele a cessare immediatamente le proprie azioni militari e ritirare le sue forze da tutto il territorio libanese. Fu inoltre deciso l'invio di una forza di interposizione fra libanesi e israeliani chiamata Unifil (United Nations Interim Force in Lebanon). Nel giugno dello stesso anno Israele decide di evacuare il Libano, lasciandolo nelle mani del gruppo paramilitare amico - denominato Milizia cristiana libanese.

Nel 1982, a seguito del tentativo di assassinio dell'ambasciatore israeliano negli Usa, Israele decide di lanciare una vasta operazione di occupazione del Libano che si estende fino a Beirut ovest. Questa rimase assediata per tre anni. È in questo contesto che l’Iran in accordo con  la Siria, decide di inviare i Pasdaran (Guardiani della Rivoluzione islamica) pronti ad addestrare alla guerriglia i musulmani sciiti. Nascono così i movimenti sciiti libanesi come Amal (appoggiato dalla Siria) e Hezbollah (appoggiato dall’Iran), che si scontrano anche tra loro. Nel 1985 Israele effettua un parziale ritiro dal Libano mantenendo il controllo della porzione meridionale.

La guerra civile si conclude tra il 1989 ed il 1990 con la formazione di un Governo di riconciliazione nazionale presieduto da Rachid Karame, lo scioglimento delle milizie e la garanzia da parte del Parlamento di un’amnistia per tutti i crimini commessi durante la guerra civile.

Il 2000 fu un anno importante per il Libano, con l'evacuazione dalle truppe di Israele e la morte del presidente siriano Assad, strenuo sostenitore della lotta anti israeliana e dell'intervento negli affari interni libanesi. A giugno del 2005 si tengono le prime elezioni senza truppe siriane in Libano: vince lo schieramento anti-siriano, nonostante l'influenza di Damasco sia ancora forte nel paese.

Hezbollah controlla ancora il Libano meridionale dal quale l'11 luglio 2006 fa partire un attentato contro militari israeliani in territorio israeliano, destabilizzando la situazione politica. Israele risponde bombardando nuovamente il sud del Libano e le principali città del resto del paese, uccidendo migliaia di civili in poco più di un mese. Hezbollah a sua volta conduce attacchi contro infrastrutture civili nel Nord di Israele. L’attività diplomatica internazionale porta alla Risoluzione n. 1701 dell'11 agosto 2006 che sancisce una tregua a partire dal 14 agosto 2006.

Il bilancio dopo la guerra in un Paese di 4 milioni di abitanti è drammaticamente il seguente:

  • circa 150.000 morti;
  • 17.000 dispersi;
  • 600.000 persone che si sono spostate all’interno del Paese;
  • 900.000 emigrati.

Oggi il Libano è una Repubblica Parlamentare con Parlamento unicamerale. È consuetudine che la Presidenza della Repubblica sia rivestita da un Cristiano Maronita, la Presidenza del Consiglio dei Ministri da un Musulmano Sunnita e quella della Camera dei Deputati da uno Sciita. Il potere esecutivo è detenuto dal Governo i cui membri sono nominati dal Presidente del Consiglio in accordo col Presidente della Repubblica e col Parlamento, come previsto dagli accordi di Taef del 1989.

Le numerose guerre hanno causato seri danni alle infrastrutture e agli edifici civili e - secondo uno studio pubblicato nel 2008 dall’United Nations Development Programme (Undp) - circa l’8% della popolazione libanese vive in estrema povertà tanto da non potersi permettere nemmeno i beni di primissima necessità. Tutto questo, unitamente all’instabilità politica e la litigiosità permanente del Libano, ha gettato le basi per una situazione economica caratterizzata dalla costante necessità di aiuti internazionali per finanziare la ricostruzione e la ripresa economica, un deficit pubblico altissimo (circa 50 milioni di debito) ed una crescita del PIL non costante.

Un’altra ragione alla base del problema dell’attuale povertà in Libano è data dai bassi livelli di reddito: lo stipendio medio nel paese non è stato adeguato all’inflazione galoppante.

La sera del 4 agosto 2020 nell'area del porto di Beirut è esploso il nitrato d'ammonio lì depositato, che ha causato la morte di 220 persone e oltre 7000 feriti. A causa del disastro, oltre 300000 persone sono rimaste senza casa. La crisi economica iniziata nel 2019, di conseguenza, si è inasprita, rendendo il paese sempre più dipendente dall'estero e con un sistema di governo estremamente fragile. Ad oggi, l'80% della popolazione vive sotto la soglia di povertà.

 


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