Soggetti beneficiari: Abitanti regioni orientali dell’Ucraina
Città / Regioni coinvolte: Kiev, Dnipropetrovsk, Kharkiv
Periodo di realizzazione: 2014
Fonte di finanziamento: aziende e privati di Trieste e della Regione Friuli Venezia Giulia
“E’ uno dei più importanti convogli umanitari che abbiamo ricevuto dal vostro Paese. Ringraziamo tutta la vostra gente; viva l’Italia, e viva Trieste”. Sono state queste le prime parole con cui Inna Achkasova, fra le coordinatrici dell’associazione “Kharkiv Station”, ha accolto l’autotreno di 14 metri partito da Fernetti ed arrivato nelle regioni orientali dell’Ucraina.
Dieci tonnellate di aiuti: è questo il quantitativo impressionante che @uxilia e City Sport, il settimanale triestino, sono riusciti a far partire e, soprattutto, a far giungere a destinazione, in un territorio martoriato da oltre un anno di guerra, 6 mila morti e un milione di profughi interni senza un tetto, senza cibo e senza più un lavoro.
E’ stato grazie all’intervento economico diretto di decine di aziende (e privati) triestini e regionali che è stato possibile contribuire alle spese di spedizione del convoglio. Un viaggio lungo tre giorni, fino a Kiev, dove è avvenuto lo sdoganamento e dove il materiale è stato poi trasferito su altri mezzi, che hanno raggiunto prima Dnipropetrovsk, nella parte centrale del Paese, e poi Kharkiv, la seconda città ucraina, un milione e mezzo di abitanti ad una quarantina di chilometri dal confine russo e ad un centinaio dalla zona “ATO”, Anti Terrorist Operation, acronimo sotto il quale il governo centrale vuole celare ai propri abitanti quella che non è altro che una guerra vera e propria.
Nelle dieci tonnellate partite da Trieste c’era di tutto: 40 letti per ospedali, innanzitutto, sia fissi che mobili, finiti per lo più nel grande centro traumatologico di Kharkiv, dove vengono curati, fra gli altri, molti civili feriti nel vicino Donbass.
E poi arredi ospedalieri, armadi, comodini, sedie a rotelle, protesi di ogni tipo, e ancora vestiti per adulti e per bambini, materiale paramedico, creme, assorbenti, camici per medici e infermieri e giocattoli per alleviare il dolore psicologico delle vittime più inermi di questo conflitto: i bambini.
Oltre al nosocomio della seconda città ucraina è stata abbondantemente rifornita di materiale anche l’associazione “Kharkiv Station”, che rappresenta il centro logistico dove almeno 400 rifugiati si recano ogni giorno da Donetsk, Lugansk e Debaltsevo, ovvero sia dall’inferno della guerra, cercando riparo, viveri e conforto e restando in fila all’aperto, di mattina presto, d’inverno anche con 10 o 15 gradi sotto zero.
Ed è qui che, grazie all’iniziativa congiunta di @uxilia, City Sport e del “riminese” Vitaliy Maydanyuk, che ha curato l’organizzazione logistica della spedizione, non sventola solo la bandiera gialla e azzurra dei campi di grano e del cielo di Kiev ma anche il tricolore italiano in segno di riconoscenza per quel che il nostro Paese ha fatto per il martoriato popolo dell’Ucraina orientale.
Non solo: grazie all’intervento diretto di Viktoria Milutina e Andriy Taube, infaticabili volontari di un’altra associazione di Kharkiv, e assieme a personale triestino giunto appositamente sul posto, diversi quintali di aiuti sono stati consegnati persino ad Artyomovsk, praticamente sul fronte.
Qui, i volontari partiti dal nostro capoluogo hanno trovato una città spettrale, in cui metà degli abitanti sono scappati, i rifornimenti di generi alimentari sono limitati e le granate continuano a scoppiare alla faccia degli accordi di Minsk.